MASTOPLASTICA ADDITIVA : AUMENTO DEL SENO .
Grande è bello; da anni le donne dello spettacolo, le ‘più amate dagli Italiani’, sono quelle che esibiscono volumi da maggiorata, quasi sempre artefatti. Il seno, dunque, risulta sempre al centro dell’attenzione.
La richiesta che viene fatta al Chirurgo Plastico è ,quasi sempre, l’aumento di un paio di taglie , in modo da poter raggiungere una ‘terza abbondante’ o una ‘quarta’.
Per aumentare il volume del seno oggi si punta su protesi dalle forme più naturali. L’intervento si chiama: Mastoplastica additiva.
Una parte fondamentale dell’intervento è la scelta delle protesi, Sono loro che daranno al seno la nuova forma ed il nuovo volume , Quasi sempre è il chirurgo a consigliare il tipo più adatto al fisico della paziente
e illustra l’effetto che ogni modello ha una volta inserito, con l’ausilio di immagini fotografiche; egli cercherà di soddisfare il più possibile le richieste ,ma senza assecondare pretese troppo avventate.
La chirurgia estetica applicata al seno è tra le più richieste . I canoni di bellezza puntano su forme molto naturali, e tendono ad un modello di seno idale a goccia, più pieno in basso e piu piatto in alto, contro l’ormai superata moda dei seni ‘a palloncino’, troppo gonfi per risultare credibili. In ogni caso, se il volume può essere facilmente aumentato, la forma, spesso, è condizionata da ‘quella di partenza’
In questo ambito sono stati fatti molti passi avanti, sia per quel che riguarda le
tecniche ed i materiali utilizzati, sia per la forma delle protesi.
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Le Protesi:
Le protesi si distinguono per la forma, per la grandezza ed i materiali di cui sono fatte e, in base a questo, per il prezzo.
– La forma: dalla più classica semisferica si passa alla più naturale forma a goccia delle cosiddette ‘protesi anatomiche’, che garantiscono una giusta sporgenza , ma dando un maggior volume nella parte inferiore del seno.Inoltre hanno altezza, larghezza e proiezione (spessore) variabili.
– La Grandezza: per ogni forma c’è una varietà di dimensioni, che vengono calcolate in cc (centimetri cubici), per essere adattate ai gusti ed alle esigenze di chi si sottopone all’intervento. Le protesi sono progettate per essere inserite sia in un seno di buone dimensioni, che in uno medio o piccolo.
La scelta di un volume adatto è il punto cruciale dell’intervento e ne determina l’esito.In effetti il volume della protesi deve essere scelto in base a tre fattori, che sono: il diametro del torace, la dimensioni originarie del seno e il grado di ‘distensibilità’ dello stesso, (che dipende dalla consistenza soda o flaccida). Per un seno molto piccolo e ‘sodo’, in un torace stretto, protesi piccola, Per un seno discretamente sviluppato e piuttosto ‘molle’, in un torace ampio, protesi grande.
– I Materiali: il silicone è il materiale più usato per la realizzazione delle protesi. Altri materiali sperimentati non si sono rivelati adatti. In particolare si utilizzano gel di silicone di maggiore o minore fluidità. Le protesi migliori sono quelle che contengono un gel ad altissima densità, che conferisce una consistenza morbida e naturale. Queste non vanno incontro a fenomeni di rottura e perdita del gel , anche in caso di gravi traumi, La sensazione al tatto è del tutto uguale a quella di un seno normale molto compatto.
Le Tecniche Chirurgiche
Per introdurre la protesi occorre riporla in una tasca opportunamente scollata dietro la mammella , a contatto con la parete toracica . Se il seno ha un minimo di volume , sufficiente a ricoprire e camuffare la protesi, questa tasca viene ricavata tra la muscolatura pettorale, che aderisce alla parete toracica ,e la mammella stessa.(Protesi sottoghiandolare).
Se il seno è molto scarso ,per dare una buona copertura alla protesi ed impedire che essa risulti evidente al tatto ed alla vista , bisogna ricavare una tasca più profonda che nei suoi due terzi superiori si estenda anche sotto il muscolo pettorale . (Protesi sottomuscolare )
La posizione sottomuscolare della protesi conferisce una maggiore pienezza alla parte alta del seno ed al ‘decolletè’ .
Esistono tre diversi modi di intervenire in base alle vie di accesso : le protesi possono infatti essere inserite attraverso una incisione lungo il solco mammario ( la piega naturale che forma il seno alla sua base), oppure sul bordo inferiore dell’areola o sotto l’ascella.
L’incisione sottomammaria , lunga 4 o 5 cm , risulta assolutamente invisibile ,( a meno che la paziente non sia in posizione distesa,) perché coperta dal seno stesso, che scende naturalmente verso il basso, E’ il tipo di intervento più semplice e meno traumatico per il seno, permette di inserire anche protesi molto grandi . E’ la via preferita per preservare la capacità di allattare.
L’incisione periareolare ha la forma di un piccolo arco che segue il perimetro inferiore dell’areola laddove la pelle cambia colore . Essa, se eseguita ad arte, è molto ben mimetizzata dal passaggio di colore della pelle in quel punto, ma non completamente invisibile . Naturalmente si può seguire questa via solo se le dimensioni dell’areola sono tali da consentire l’impiego di una protesi delle dimensioni programmate, Il passaggio della protesi attraverso questa via potrebbe danneggiare i dotti galattofori ( i canali del latte) e pertanto non è consigliabile in donne giovani che intendono allattare,
L’incisione ascellare permette di ottenere una cicatrice lontano dal seno , sotto l’ascella, che è scarsamente visibile. L’intervento è più complicato perché meno diretto. Per la tortuosità del passaggio non posono essere inserite protesi molto grosse né può essere modellata in modo ottimale la tasca; nel complesso è la tecnica meno seguita.
L’Intervento; come ,dove, quando
Anche per la Mastoplastica additiva si ricorre al Ricovero in Day Hospital , cioè con ricovero e dimissione in giornata, secondo le modalità descritte nel primo capitolo. L’intervento dura circa un’ora e mezza; in genere non vengono applicati tubi di drenaggio e la paziente dopo alcune ore torna a casa con uno speciale reggiseno compressivo, che dovrà portare per circa un mese. Sarà presente solo un leggero indolenzimento del seno senza un vero e proprio dolore. L’intervento può essere praticato in ogni periodo dell’anno.
Consigli utili
L’immagine di un seno rifatto oggi viene comunemente associata ad un seno grosso, di forma sferica, e teso come una palla , cosa che si può effettivamente verificare con le solite protesi rotonde di grosse dimensioni, applicate in due seni troppo piccoli per quelle misure di protesi . Conviene, dunque, puntare su una forma naturale , non rotonda , ma a goccia , quale è quella conferita dalle protesi anatomiche, e ,soprattutto su un volume che sia proporzionato al torace ; le misure troppo grosse ,infatti, tendono eccessivamente il seno e gli conferiscono un aspetto innaturale.
-Se il seno è molto piccolo una protesi anatomica ‘a goccia’è la soluzione migliore per conferirgli una forma ed un volume adeguati.
-Se il seno è di discrete dimensioni e solo leggermente pendulo, una protesi rotonda di dimensioni medio-grandi, darà un risultato molto gradevole .
-Se è di discrete dimensioni ma decisamente flaccido , la sola applicazione di protesi non è consigliabile, ma occorre procedere anche ad una mastopessi ( vedi cap. successivo).
Un altro suggerimento è quello di informarsi bene sulle marche delle protesi, perché ve ne sono di qualità e prezzo diversi ed è opportuno pretendere sempre la qualità migliore.
Il consiglio più importante è quello di non avere aspettative irrealizzabili. Il risultato estetico dipende sempre dalle condizioni anatomiche di partenza e non sempre si può ottenere quello che si sogna, ma solo quel miglioramento possibile in base alla situazione contingente.
Alcuni imprevisti
Nonostante si tratti di un intervento collaudatissimo ,può capitare che si verifichino alcuni imprevisti , che è importante conoscere, e che non dipendono dal chirurgo, ma da reazioni dei propri tessuti o da incidenti successivi; ecco i principali. Le cicatrici: per quanto il chirurgo possa essere meticoloso e accurato nel chiudere l’incisione con punti invisibili, può succedere che la cicatrice risultante non sia perfetta, ma più slargata , spessa o più dura del previsto. In questi casi si può rifare la sutura sperando che l’evento non si ripeta
La contrazione capsulare: è un fenomeno piuttosto raro che viene segnalato dalle stesse case produttrici delle protesi e che ha origini sconosciute. Intorno alla protesi, per un processo naturale di difesa dell’organismo si crea una capsula di tessuto fibroso . In alcuni casi, per fortuna non frequenti, questa capsula cicatriziale diventa troppo spessa, si contrae e provoca un indurimento doloroso del seno e qualche ondulazione o piccoli spostamenti della protesi. Se questi fenomeni sono molto accentuati, occorre fare una revisione chirurgica ,e raramente sostituire la protesi.
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